Sono felice che in Italia sia passata, pochi giorni fa, una legge contro i maltrattamenti agli animali. Ci voleva. …fino ad un anno di carcere per aver abbandonato un cane, per aver picchiato violentemente una qualsiasi specie diversa da quella umana. Mi chiedo in quale specie siano classificati i palestinesi visto che non c’è nessuna legge che li tutela contro niente. Subiscono di tutto, ma nessuno (o quasi) sembra avere occhi, orecchie, voce, cuore. Dev’essere una specie strana. Infatti, qualcuno ne vorrebbe l’estinzione. Il mito della soluzione finale trova sempre nuovi adepti. Ovunque. Ce lo dovremmo ricordare, quando celebriamo il “Giorno della Memoria”. E’ più facile ricordare il passato, che vedere il presente. Schifosa ipocrisia. IL DOLORE E LA VERGOGNA.
Sto passando il guado. Non si può vedere senza soffrire.
(Per questo tanti si chiudono gli occhi. Così soffrono gli altri). Giorni fa, ero senza macchina e dovevo andare a Gerusalemme. Per la prima volta ho preso i pulmini che usano i palestinesi. Ne prendi uno dal centro città. Fai alcuni km. Scendi. Fai un bel pezzo a piedi, che ovviamente può essere sotto un’acqua torrenziale o il sole a picco del deserto. Se hai le mani vuote sei fortunato. Se sei in viaggio, ti fai tutto il pezzo con i tuoi bagagli, borse, oggetti di ogni tipo, bambini piccoli in braccio o da tirarti dietro, anziani col bastone e quant’altro… Se sei un commerciante, hai interi scatoloni e casse da portare su un carretto. Ti metti in fila. Sempre sotto l’acqua, o sotto un sole che brucia, ovviamente. Non è che hanno messo lì una tettoia. A chi gliene può fregare? Aspetti. L’attesa dipende. Da cosa? Dall’umore dei controllori. Anche questo è ovvio. Ti metti in fila e aspetti che chiamino. Come chiamano? Beh, non in modo gentile. E’ proprio il caso di dire che “neanche i cani” li si chiama così. In genere ai cani si fanno coccole e moine. Qui ti chiamano come un pezzente. Se fai un passo di troppo, prima di essere chiamato, sempre come un pezzente ti dicono di tornare indietro. Io sono fortunata. Il mio passaporto si vede da lontano. Specie diverse. Serie A e serie B. Per pura botta di culo sono nata in serie A. Non possono trattarmi da pezzente. Mi dicono anche buongiorno. Have a nice day, ecc. E io rispondo. You too. Non ce l’ho con nessuno. Forse. Forse sì. Ma glielo auguro lo stesso. Vorrei che fossero gentili con tutti, non solo con chi ha un passaporto diverso dalla carta d’identità palestinese. Che solo per mancanza di culo, è nato in serie B. Niente altro. Non ha fatto proprio niente altro. Allora perché non puoi dirgli Buongiorno ? Passi la fila, se puoi. Molte volte non ti fanno passare. Anche questo dipende. Da tante cose. Fai un altro pezzo a piedi, sempre con i bambini, i bagagli, i nonni ecc. e sotto la pioggia e sotto il sole a picco. Vai al parcheggio degli altri pulmini, e cerchi il tuo. Jerusalem? Yes, Jerusalem. Damascus Gate. Sali. Ma non è che arrivi a destinazione direttamente, che ti credi? La serie B deve pur pagare per aver avuto la sfiga di nascere in serie B. E’ peggio di una casta. “Così ti è dato di nascere, e così resterai, per l’eternità!”. Dopo neanche un quarto d’ora dalla partenza, altra sosta. Di nuovo tiri fuori i tuoi segni di riconoscimento. Quei pezzi di carta che definiscono se appartieni al mondo degli aventi diritto, o a quello degli oppressi. Sei in balia. Il pulmino si ferma. Quanto? Dipende. Da cosa? sempre dall’umore, che domanda. Anche se hai il passaporto diverso, a quel punto sei lì, dentro il pulmino fermo. Sole o pioggia. E di nuovo, trattati come pezzenti. Nella mia nebulosa di ignoranza giacché non capisco né l’arabo né l’ebraico, mi è dato di comprendere solo il non verbale. Ma ahimé, è forse peggio. E mi sento male. Sono lì sotto il sole. In questo pulmino di povera gente che cerca solo di andare a lavorare. Che ogni giorno viene trattata come i cani in un paese in cui non ci sono leggi di tutela per i cani. Aspettiamo. Ogni volta è un verdetto. Puoi andare? Non puoi andare? Ti è concesso? Non ti è concesso? A che categoria appartieni? Di che specie sei? Aspetta, forse sei tra quelli che meriterebbero la soluzione finale. Devi scendere dal pulmino. Alcuni scendono. Non capisco un accidente, cazzo. Ma gli gridano in faccia. Perché? Non lo so perché. So solo che non ho mai visto nessuno trattare così un altro essere umano, se non quando è pieno di odio. Un odio recondito, profondo. Forse condito anche di qualche buona dose di cocaina. Certo, si fanno questi militari, che ti credi? I meccanismi dell’odio e della perversione sono sempre gli stessi ovunque. Dovunque ho visto violenza, ho visto gente che si fa, per reggere la violenza, e per produrne altra. Mi sento male. Vorrei piangere, gridare. Mentre il sudore mi incolla il poco che addosso, in questo pulmino stipato degli oppressi della terra. E dov’è Dio? E tutto questo si fa in nome suo?! Ma quale Dio ha mai predicato l’odio? E’ uno schifo senza fine. E dopo che il controllore fatto si è gratificato a buttare il suo odio in faccia a suo fratello, questo finalmente può risalire sul pulmino. Non c’era nessun motivo per farlo scendere, per gridargli in faccia. Solo, quel bisogno sadico, quotidiano, di ricordarti che fai parte della feccia. Che se vogliamo ti eliminiamo. Che noi abbiamo potere su di te. A questo servono i posti di blocco. A questo e nient’altro. E in definitiva, a generare odio. Trovo persino troppo remissivi i
palestinesi. Altro che “terroristi”! Vorrei vedere… Vorrei
vedere tanti, in incognita, passare di qui. Provasse Bush una volta.
Provasse Berlusconi, che vuol fare entrare Israele nell’Unione
Europea (ha davvero una strana idea di Europa…) Venissero qui. Senza
passaporto. Vestiti come si veste la povera gente. Sotto il sole a
35-40 gradi. A piedi. E “chiedere il permesso” di andare da una
parte all’altra. Loro!
che se li tocchi… ti bombardano il pianeta! *** Con il centro giovani in cui lavoro, nel campo profughi a Ramallah, abbiamo portato i bambini in piscina ad Ain Arik. Ho fatto il mio primo filmino. Versione inglese e italiana. Mi ci diverto un casino con la mia attrezzatura per il montaggio. Nel film, si vede bene cosa devono fare questi bambini per arrivare a destinazione, visto che la strada è chiusa (nella foto-gallery si vede il blocco lungo la strada) e così le macchine passano lo stesso, ma devono passare attraverso i campi. Bello eh? C’è una strada asfaltata, perfetta, e tu la chiudi. E anziché fare 5 metri di strada normale dici alle macchine, adesso passate di là, fate due km per la montagna, vi piantate nel fango, rompete le casse dell’olio contro i sassi, bucate le gomme, vi illordate da capo a piedi, e poi andate a quel paese… Naturalmente le macchine e i camion, con fatica, passano lo stesso, dunque: a cosa serve – anche questo – se non a generare odio? E’ questo che predica il Pentateuco? Tutti quegli assidui rabbini che passano la loro vita a impararsi a memoria la Torah, imparano che Dio ha detto proprio questo? Rendi impossibile la vita a tuo fratello, così ti guadagnerai il paradiso…? Ma cosa accidenti studiano in tanti anni che passano sui libri? Neppure Caino è stato tanto recidivo. Il suo, è stato l’errore di un momento. L’errore degli israeliani (e dell’umanità intera) verso i fratelli palestinesi, è un errore che dura da decine di anni. Chi vorrà avere la copia del filmino… chieda, e sarà dato (Insh’allah). *** Ho avuto grossi problemi sul lavoro.
Per questo anche non ne ho parlato. Ho somatizzato come non mi
capitava da anni. Una colite da piegarmi in due. Stavo per fare le
valige. Non sono superati. Spero solo di abituarmici. Tutto è molto
più difficile di quanto avessi preventivato. Il preventivo era
sbagliato, evidentemente. Un paese che soffre tanto, e da così
tanto,… non può essere un paese facile.
Il mondo crea le proprie metastasi.
Lo si vede anche rispetto al clima. Siccità, cataclismi,… Il
modello di sviluppo che l’homo sapiens ha realizzato dalla
rivoluzione neolitica in avanti, è un modello votato al suicidio. Si
doveva rimanere raccoglitori e nomadi, al massimo pastori.
L’agricoltura, ha generato l’accumulazione dei beni. E ci
ritroviamo qua. Poche decine di persone al mondo, hanno in banca
quanto basterebbe a risolvere i problemi dell’umanità intera. Le
fette della torta, non vanno messe in frigorifero. Vanno spartite e
mangiate insieme. Noi abbiamo avuto paura di rimanere senza cibo, così
alcuni muoiono di fame, gli altri muoiono di colesterolo, di cancro ai
polmoni, di nevrosi, di suicidio per depressione, di incidenti in
macchina perché vogliono fare superman andando ai 180 … poi
naturalmente ci si ammazza lo stesso (ancora!) per le fette di torta
da mettere in frigorifero. Sto divagando. Pazienza. Sono tra quelli che non hanno né la torta né il frigorifero. Volete che vi dica che va tutto bene? Che la “Terra santa” è meravigliosa e meno male che qui sono nate le tre grandi religioni monoteiste eccetera eccetera… ? No. Vi posso cantare solo l’oppressione. Il dolore. La vergogna. Vergogna che vedo ogni giorno. Che tocco con mano. Che respiro. Che sento nella pancia al punto che mi viene la colite da piegarmi in due sul letto per ore. Che mi fa provare schifo. Che mi fa sprofondare sotto terra. Perché nessun essere umano, NESSUN ESSERE UMANO dovrebbe vivere quello che vive questa gente. Che è molto di più, è molto peggio, di tutto ciò che ci viene detto dalle nostre care televisioni, le quali servono solo a dirci che sì, va tutto bene, perché dobbiamo continuare a riempire quel cazzo di frigorifero. E pazienza se altri ce l’hanno vuoto. Dobbiamo continuare a comprare, a consumare, perché se si ferma la macchina, addio rivoluzione neolitica, addio accumulazione dei beni. Torniamo tutti a vivere di bacche ed erbe selvatiche. (…beati i miti, che erediteranno la terra…) E’ vergognoso, è violento, è
sadico, ciò che viene fatto ai palestinesi. E tutti, tutti dovrebbero
venire qui, anche solo pochi giorni, non dico a vivere qui come sto
facendo io. Bastano pochi giorni, per entrare nei panni dell’altro.
Per capire cosa significa, essere trattati ogni giorno come quelli che
si vorrebbe eliminare. Perché questo è. E’ così che sono
trattati. Pestati come ti pesti un verme sotto la suola. Hai mai
provato a metterti dalla parte del verme? Hanno ragione i buddisti:
schiacciare un essere vivente, questo è il cancro. Questa è
l’origine della metastasi. Perché si riproduce senza fine. Sono stata a Nablus. E’ stato
bello. Ero in una gran bella compagnia. Tre ragazzini del centro
giovani, a fare riprese cinematografiche, insieme al regista che
collabora al centro, per le riprese e per il teatro. Una bellissima
persona (mi piace moltissimo il modo di fare che ha con i bambini e
gli adolescenti). Ha un
sorriso di pace. Più di me. (Mi chiedo se è il destino del nascere
in gabbia: o ti incazzi, o diventi santo!!!). Passiamo due giorni
fuori, e vengo ulteriormente choccata ai check point. Alla partenza,
un ragazzo viene aggredito (come al solito non so perché, perché non
capisco cosa gli dicono). Lui risponde, la madre (una povera donna
grassa, bardata da musulmana) implora il militare. Questo mette le
mani nella gola del ragazzo, lo butta per terra. C’è tanta gente
intorno, la solita gente in coda. Tutto si ferma, restiamo a guardare.
La fila procede lentamente. Il ragazzo risponde. Il militare gli grida
in faccia, a pochi centimetri di distanza. Ne arriva un altro, non
vogliono farlo entrare a Ramallah, qualcosa nei suoi documenti non va
bene, o chissà cosa, ne trovano sempre una… I due soldati gli
dicono di andare con lui. Lui è terra, si alza, è in mezzo a loro,
la madre resta a guardare. Ma lui è fulmineo. Scappa di corsa dalla
parte opposta. Sono sconvolta. Cazzo adesso gli sparano nella schiena!
Corre come una saetta in mezzo alla folla di gente. Magro, atletico.
Si sente lo sparo. Mi chiedo quanta gente vogliano far fuori. Non si
vede più. E’ riuscito a scomparire. La fila continua. Scene di
ordinaria amministrazione. Per andare a Nablus, e sono pochi
km., i check point da passare sono cinque! Ogni volta, come ho già
detto, la stessa storia. Cambi il mezzo di trasporto. Fai centinaia di
metri a piedi. Fai la fila. Sole o pioggia. Pacchi, nonni, bambini,
donne incinte, gente che non ne può più. Cinque volte! Fai vedere i
documenti. Serie A o serie B? Già, proprio come gli ebrei avevano
addosso la stella di Davide. Bisogna riconoscere da lontano le specie
umane. La lezione
l’hanno imparata bene, cristo! Come al solito passo velocemente, grazie al mio passaporto rosso, al mio “good morning”. Chiedo se posso fare una foto ai bambini che sono con noi. “Yes. And go ahead”. Vado avanti, al secondo militare, che mi chiede –oltre al passaporto- hai una carta per far vedere che sei giornalista? No, non sono giornalista. Come, hai detto che sei giornalista. No, non ho detto che sono giornalista. Lavoro per l’Unione Europea, e questo è il tesserino. Interviene il primo militare, che mi guarda male. Come, hai detto che sei giornalista! Lo guardo. No. Ho solo chiesto di fare una foto. Educationalist, not journalist. Mi torna a guardare. Ha gli occhi strafatti. Si tocca il fucile con aria minacciosa, come fosse un prolungamento del proprio pisello ( i maschi... devono sempre aggrapparsi a qualcosa per avere sicurezza…?). Mi guarda, si accarezza il fucile. Ripete: hai detto che sei giornalista. Tre secondi di panico. Vuole che dica quello che non ho detto. L’altro ha in mano il mio tesserino. Mi fa segno di andare. Anche lui con l’aria incazzata. Sempre incazzati. Sempre fatti. Sempre a odiare tutti. Peggio per loro. Arrivati a Nablus, incontro tanta gente bella. Una città bombardata, distrutta, assediata ancora adesso. E tante persone così dolci, che sento una discrepanza incredibile. Come se in un momento fossi salita dagli abissi dell’inferno, alla radura di una montagna alpina, con l’erba fresca, il profumo dei fiori selvatici. Provo uno sbandamento, una schizofrenia. Cos’è? Com’è possibile? Come possono essere così vicini? Perché per passare da una radura di pace, con gente sorridente, gentile, che ti offre la propria casa, il proprio affetto anche, perché se vuoi andare in un’altra radura, a trovare altri sorrisi e altra gente dolce, devi passare attraverso gli abissi dell’inferno? E’ questa la metastasi. L’odio ucciderà in primo luogo chi lo prova. Ripenso alle parole di padre Ibrahim. Ripenso alle profezie e alle parole dei Salmi … Ha innalzato gli umili. Ha rovesciato i potenti dai loro troni… Quante volte nella storia i potenti sono stati rovesciati dai troni! Tutti i violenti, tutti i tiranni, nella storia più lontana e in quella più recente. Tutti i regimi dittatoriali sono crollati, è crollato il colonialismo, il maoismo, il KGB, l’apartheid in Sudafrica, è crollato Ciausescu (come si scrive?), Miloshevich,… Saddam,… eppure, eppure ne nascono sempre dei nuovi. Il fatto è che per quanto crollino, le loro sofferenze non saranno mai paragonabili a quelle che hanno inflitto a milioni di persone. Hai capito perché può finire in galera un palestinese? Perché un militare –“fatto” di chissà cosa- vuole fargli dire una cosa non vera. E per mille altre cose. Le torture subite dai palestinesi sono migliaia. Sono scritte e pubblicate. Sono letteralmente incredibili. Nel senso che arrivano a livelli di sadismo tale che si fa fatica a credere che qualcuno le abbia pensate. (Ma questo vale sempre, ogni volta che si leggono i rapporti delle torture nel mondo, da parte di Amnesty International. Ci si chiede come fanno a venire in mente certe cose). Eppure non basta. Il mondo non sente. Non vede. Non parla. Questa è la vergogna più grande. Sempre in nome di quei frigoriferi
che devono rimanere pieni, si lascia che milioni di persone siano
calpestate come vermi. Il dolore, e la vergogna. Avrei voluto parlarvi d’altro. Di tante altre cose belle fatte, persone incontrate, in questi giorni. Lo farò un’altra volta, forse. Per ora sono solo queste le cose che provo. E mentre pensavo questo titolo, il dolore e la vergogna, mi veniva alla mente per assonanza quell’altro titolo, di quella fiorentina di cui molti fiorentini si vergognano, che scriveva invece “la rabbia e l’orgoglio”. Che sentimenti diversi! Non ho neanche potuto finire di leggerlo, quand’è uscito, il libro della Fallaci. La rabbia …perché qualcuno reclama un pezzo di torta? L’orgoglio ….di essersene accaparrata la più parte? Complimenti. Continuiamo così. Facciamo i padroni del mondo. Prima o poi si pagherà per tutto questo. E sinceramente, lo spero. Non si può provocare tanta sofferenza a tanta gente, e uscire indenni. Ci sarà una qualche logica nella
storia, che porterà gli ultimi ad essere i primi. E i “primi”,
spero, a vergognarsi nel fango. 28 luglio 2003, lunedì Ramallah. Territori occupati della Palestina.
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© Silvia Montevecchi