SOLO ANNOTAZIONI SPARSE

Sono una marea. Non c’è il tempo, non posso metterle a posto. (E poi perché devo sempre essere così maniacalmente ordinata?! Chissenefrega, qualche volta!!! Non sto mica facendo la segretaria!).

Vorrei parlare dei matrimoni di qui, dove i fidanzati in gran parte sono fidanzati dalle famiglie. E forse, chissà, hanno ragione loro. Mi sa che divorziano meno, perché si fanno meno elucubrazioni mentali. Come ha detto una ragazza di qui “Voi dell’occidente, sposate l’uomo che amate; noi, amiamo l’uomo che sposiamo”. Non è poi così assurdo. Come a dire: tu sei il mio principe azzurro, l’uomo della mia vita? Ok, in questo caso posso investire su di te, altrimenti… puoi anche andare a fare un giro!

E poi vorrei parlare di questa gabbia. In questi giorni ho visto sia sulla Rai che sulla  TV5 francese diversi servizi sul MURO di recinzione che Israele sta costruendo intorno alla Palestina. Praticamente i palestinesi saranno MURATI. Murati vivi. Ecco cosa sono. Imprigionati, ingabbiati. Non possono neanche vedersi tra familiari, se sono di qua e di là dal muro. Sono sotto sequestro. Credo che in nessun altro posto al mondo esista nulla di simile.

Paradossalmente, vedo più positivi i palestinesi della Cisgiordania, murati, che quelli di Israele, apparentemente non murati. Poi si capisce il perché. Dentro la gabbia, almeno, ti adatti. Trovi delle strategie di sopravvivenza, tra i tuoi consimili.  Fuori dalla gabbia, sei sotto osservazione costantemente. Chiunque viaggi a Gerusalemme per esempio - a meno ché non sia in un viaggio mistico fuori dalla storia oltre che fuori di testa - non può non vedere che ogni metro di strada e stradina è ripreso da telecamere. Non puoi neanche metterti le dita nel naso senza essere visto. Figurarsi poi amoreggiare tra due portoni… (Diritto alla privacy? Cos’è?!) Niente. La Sicurezza prima di tutto. Quindi, schedare tutto, controllare tutto, registrare tutto. L’altro giorno c’era persino un pallone aerostatico, fisso sopra il quartiere ebraico a 2-300 mt di altezza. Sapete, tipo quelli che si vedono a volte al mare, solo che lì fanno svolazzare pubblicità stupide. Qui il pallone teneva …una telecamera!  Hanno scelto un mezzo non inquinante ed economico.

Dentro la gabbia, sei in qualche modo protetto dal tuo carceriere. Fuori dalla gabbia, ci devi convivere. Forse anche portandoti dietro il senso di colpa verso chi sta dentro. E questo la dice lunga sulla volontà e sulla capacità del carceriere di  dividere per dominare il nemico.

Come se poi tutto questo avesse un senso. Pensate che un posto di blocco possa eliminare i terroristi? Che illusione naif!  Ci sono talmente tante possibilità… Nulla potrà mai essere completamente “sotto controllo”. C’è solo una cosa che può tenere sotto controllo: la giustizia.

Se un popolo sta bene, vedrai che non ci sono neppure i “terroristi”.  Se non quei pochi sparuti casi come sono anche da noi (ma non per questo mettiamo i posti di blocco sulle autostrade e sulle statali, e le provinciali e comunali… e dentro gli ascensori e nelle pizzerie…).

E poi c’è il lavoro, che va avanti lentamente ma procede. Io mi chiedo come fanno. Voglio dire: io non credo che ce la farei a vivere in gabbia. Come starei in una prigione? No, non esiste. Io in prigione? Io, che quando mi chiedono che animale vorrei essere se nascessi sotto altra specie, rispondo un uccello...? Migratore, ovviamente. Di quelli che si fanno ogni anno dalla Scandinavia al Serengeti o giù di lì. E ritorno. Io in gabbia… o butto giù un muro o in qualche modo mi suicido. Ma in gabbia mai, non ce la potrei mai fare. O finirei su una delle tante carrette del mare che vediamo giornalmente, con disperazione. Pensando (come molti penseranno standoci sopra) che è sempre meglio finire annegati in mare, che continuare una vita di merda. E qui… riescono persino ad essere creativi. Questa gente che vive nel campo profughi per cui lavoro, riesce anche a trovare l’energia, la voglia, le competenze, per costruire un centro giovanile con cinema, teatro, sala internet, giardino per i bambini… E’ proprio vero che l’essere umano si adatta a tutto. Forse troppo.

E poi c’è l’Iraq, che vediamo tutti i giorni su tutti i canali. E guarda caso la guerra che sembrava finita non è finita. E guarda caso quello che sembrava vinto non era vinto. Vinto cosa?  Non si è trovato uno straccio di arsenale (ed era ovvio). Non si è trovato l’elemento satanico dell’asse del male. Non si è portata la democrazia che si diceva di voler portare come un tempo si voleva portare la Civiltà ai mentecatti selvaggi d’oltremare.  Già: meno male che ciclicamente ritorna l’uomo bianco salvatore.  Non solo la guerra anglo-americana non ha portato alcun giovamento all’Iraq. Non solo non ha risolto alcun problema in Medio Oriente. Ma addirittura rischia di far diventare l’Iraq una seconda Palestina: con gente che – naturalmente sempre in nome della Sicurezza – viene tenuta prigioniera in casa propria.

Rabbrividisco a vedere le scene dei check point in Iraq, perché sono le stesse che si vedono qui. Gente qualunque, come me, come te, tastata dalla testa ai piedi, da soldati armati, …stranieri! E si sente dire che “la sicurezza è necessaria prima di tutto, per poter ristabilire il paese ecc. ecc.”  Ma come si fa ad essere così convinti?! A non capire che solo se risolvi i problemi alla radice, porti la sicurezza! 

Ma non basta neanche questo. Vediamo che mentre buona parte del mondo anglo-americano grida allo scandalo (innanzitutto ovviamente perché stanno morendo troppi americani), perché non si sono trovati gli arsenali auspicati, e si trovano le prove delle “informazioni sbagliate” fornite dalla CIA… ora si vorrebbe scaricare tutto così, e tanti saluti. “Ci siamo sbagliati, ma ora dobbiamo guardare avanti, quello che è stato è stato”. Quello che è stato è stato!!!???  Ma il mondo sta impazzendo?  È stato bombardato un popolo innocente, si sono distrutte case, famiglie, frantumato corpi di bambini, ammazzato persone inermi, creato migliaia di invalidi, fatto saltare monumenti storici millenari, nonché ospedali che prima funzionavano, si è lasciato in miseria qualche milione di persone … senza contare la crisi diplomatica tra paesi della coalizione e paesi contrari, un nuovo razzismo tra Stati Uniti e Francia solo perché la Francia si era detta contraria all’intervento militare, …e ora dobbiamo (NOI) guardare avanti??? Esattamente come “guardavamo avanti” mentre massacravano la gente di Srebreniça ???  mentre avvenivano i genocidi del Rwanda, … mentre si costruisce il muro che murerà vivi i palestinesi della Cisgiordania … e tante altre situazioni in cui noi, in effetti, “guardiamo”. E basta.

Che schifo.

Sono meglio le scimmie. Loro, almeno, non bombardano nessuno. Vivono, scopano, si riproducono, muoiono. Quello che dovremmo fare noi. 

E invece… tanto rumore per nulla. 

 Da Ramallah, Silvia Montevecchi. 12 luglio 2003

© Silvia Montevecchi