Storia di "Vito". La mitica trattoria
della Cirenaica, nel racconto del figlio Paolo.
Chiacchierata avvenuta con un buon vino bianco, nel marzo 2003. Immaginatevi un 55enne molto tranquillo, con accento bolognese, e senza l'R.
Silvia
Montevecchi. Paolo, mi racconti la storia di "Vito"? Paolo. Come
è cominciata la storia di Vito? ...Questa trattoria c'è sempre stata! Prima
era l'osteria che chiamavamo "dello zoppo", che era un nostro parente,
negli anni 20-30. Mio padre la acquistò nel 48. Prima lui era stato nelle
colonie in Etiopia, ad Addis Abeba, e tornando in Italia era senza un lavoro.
Nel 47 aveva comprato un ristorante in centro, insieme a suo cognato, ma poi si
erano divisi e lui rilevò questa osteria. Parliamo ormai di cinquant'anni fa. All'epoca era proprio
un'osteria, e fu con mia madre che si cominciò a fare delle cose da mangiare.
Un menu minimo, poi pian piano è diventato una trattoria. Ed è rimasto sempre
uguale. Brutto era allora, e brutto è adesso! Di
allora, io mi ricordo ancora i carrettieri! Io ho 55 anni, non è che sono poi
così vecchio! Però mi ricordo i carrettieri, che erano nostri clienti, che si
fermavano con i loro cavalli, la biroccia, davano ai cavalli il loro sacco di
biada, entravano da noi, e bevevano. Qui
intorno poi, era un pullulare di piccole officine. Adesso non c'è più niente,
è una zona residenziale. Allora era un quartiere popolare, con tanti
ferrovieri. Si stava bene. Era come un paese all'interno di una città, con le
sue regole, il suo modo di vivere, i ragazzini che giravano in bande,... Questi
furono gli inizi di "Vito". Come poi è diventata una trattoria
"famosa", è stato con l'arrivo del "Foglio". Intorno
agli anni 72-73, la Democrazia Cristiana aveva creato un giornale in alternativa
all'Avvenire, che doveva essere appunto questo Foglio: un organo dell'area di
sinistra della DC, aperto anche da giornalisti che provenivano da Il Resto del
Carlino. Poi però non ci fu nessuna rottura all'interno della DC, e questo
giornale divenne in breve tempo obsoleto. Era anche un periodo generale di crisi
per tutta la stampa. Rizzoli cercava di fare incetta di tutte le testate
possibili. I giornalisti del Foglio cercavano di opporre una qualche resistenza
a tutto ciò, e siccome venivano a mangiare qua, questo locale divenne un punto
di riferimento. Poi cominciò ad esserlo anche per gente che non era abituata a
venire qua. Cominciò a girare tanta gente anche dello spettacolo, da Dario Fo a
Carmelo Bene, che veniva più per questo clima politico che si era creato, a
seguito del giornale, che non per le qualità della trattoria!
...qualità che erano basse allora, e basse sono rimaste! Capitavano
qui dei cantautori, come Dalla, e Guccini che poi venne ad abitare qui vicino.
Era già frequentatore di questo locale quando prese casa in via Paolo Fabbri.
Cominciò così ad essere qualcosa di diverso da una semplice trattoria che
vende tagliatelle!
Tutto è
cominciato con la stampa. Siccome puoi questa era l'attività dei miei genitori,
ad un certo punto ho cominciato a lavorarci anch'io. Lavoravano
qui sia papà che mamma? Sì sì,
era un'attività super familiare. Hanno passato la loro vita qui! Ed era più
che altro un'attività di sostentamento, gestita veramente "ai
minimi". Beh
insomma, "ai minimi"!? Vi va bene no? Ah sì
certo! Ed è anche molto divertente! Mi sono passate davanti agli occhi tante
situazioni umane, tanti aneddoti... ne avrei tantissimi da raccontare! Metà
della mia cultura me la sono fatta andando a scuola, l'altra metà fra questi
tavoli! Questo non è un locale
dove i clienti chiedono le cose ai camerieri e loro gliele portano. Qui c'è uno
scambio enorme. Di vedute, di chiacchiere, di opinioni, ... con tutti. Questo
non è un posto dove si mangia e basta. È un posto dove si mangia e dove
accadono cose mai programmate. A volte sono capitate discussioni che davvero
facevano crescere molto. Anche furibonde! Ma molto interessanti, di politica, di
letteratura, di tantissime cose. A volte si parla della vita, si fanno
considerazioni profonde con persone assolutamente estranee, come se fossero
amici, o compagni di viaggio.
È
sempre stato così Sì, ha
sempre avuto questa tipologia. Un po' casuale, senza "il servizio".
Qui il servizio è scandaloso! Vedi,
i muri sono vecchi e brutti, ma sono gravidi di storia. Si capisce che questo
locale ha e ha avuto una sua vita. Non è stato messo su dal progetto di un
architetto, che ti fa la baita tirolese nel centro città!
Questa una cosa che, nella sua bruttezza, è una cosa vera. È sempre
stato così. Queste tende verdi, sono sempre state verdi. Anche quando si cambia
qualcosa, vien fatto assolutamente identico a come era. Ma voi
questo lo avete fatto apposta? C'era un disegno consapevole in tutto ciò? No
assolutamente! È stato fatto così per pigrizia! È
rimasto così perché così era il locale di mio padre, era così quando era del
cugino di mio padre. Le cose cambiano. Il controsoffitto non è più lo stesso
di prima. Adesso è a norma, ma è esattamente uguale a quello di prima. Finché
ci sarò io, potremo ridare la vernice, ma resterà sempre uguale. Sono uguali
le seggiole, uguali i tavoli, uguali le tovaglie e i tovaglioli. Il fornitore di
vino è sempre lo stesso. Suo nonno riforniva mio padre, e lui rifornisce me.
Cinquant'anni fa prendevamo il vino dallo stesso podere. Anche altri fornitori
sono sempre le stesse da sessant'anni. Implacabili!
Anche
il menu è rimasto sempre lo stesso? Più o
meno sì. Diciamo che una volta era un po' più selvaggio. Si facevano quattro
cose. Adesso se ne fanno quaranta, perché comunque la gente chiede cose
diverse. Però l'impostazione generale è sempre la stessa. Mi
parli della storia di cui sono intrisi questi muri? Ah!
Questi muri sono stracarichi di storia. Praticamente c'è dentro l'Italia gli
anni 50: che non è certo quella di adesso! Adesso quando c'è troppo baccano uno
ti suona e dice "la smetta che domattina devo lavorare". A
quell'epoca, se i vicini sentivano casino qui dentro, si lavavano, si
cambiavano... e venivano giù a fare festa!
Adesso è un altro mondo, con altre regole. La gente veniva qua, spostava
i tavoli, si ballava... Una volta, andare a cena fuori era un fatto raro, un
grande avvenimento! Era l'uscita di
famiglia, si portava fuori la moglie. Qui al pomeriggio era pieno di anziani che
bevevano e giocavano a carte: non si vedeva una donna! E se una moglie aveva
bisogno di suo marito, mandava un bambino a chiamarlo! Una donna qui dentro era
poco seria. Non si vedevano donne nei bar. Insomma, era piuttosto islamica la
cosa! Ne abbiamo perso la memoria, ma era proprio così. È incredibile quanto
la società sia cambiata. Certamente è cambiata molto più la società che non
il locale. Io questo l'ho sentito proprio sulla pelle. Ricordo anni precisi di
grandi rivolgimenti, nel modo di vivere.
Altri
esempi? Beh per
esempio è cambiato proprio il tipo di cliente. Una volta chi veniva a mangiare
qui era il negoziante che abitava lontano, oppure il pensionato con una pensione
ricca, che mangiava fuori ad ogni pranzo. Oggi tutti quelli che lavorano restano
fuori a mangiare. È una cosa normale. Una volta era un avvenimento, ed era un
qualcosa da benestante. Anche se poi bisogna dire che vi erano altre ricchezze.
D'estate per esempio arrivavano tutti gli uomini soli, perché le
famiglie stavano al mare con i bambini due o tre mesi. Questa è una cosa che
oggi non si può più permettere nessuno! Il tempo della gente era proprio
scandito in un altro modo. Hai
detto che negli anni 50 da trattoria era anche bar, ed era aperta tutto il
giorno? Sì, e lo
è stata fino a non moltissimi anni fa. Praticamente mio padre viveva qui
dentro, e non si andava ma in ferie. Le mie prime ferie io le ho fatte nel 72. E
non vi era neppure la chiusura settimanale. Questa è una cosa che è arrivata solo
negli anni 60-70. Quando io andavo al mare, mio padre stava sempre qua. Era il
suo mondo, la sua dimensione. Il grande
cambiamento sociale si è visto soprattutto alla fine degli gli anni '70. È stato pazzesco! È cambiato tutto, anche modo di mangiare. Una volta
mangiare fuori era una festa, e la gente prendeva moltissime cose. Quando ci si
sedeva a tavola, si restava a lungo, si assaporava tutto lentamente, proprio
perché era un avvenimento. Adesso la gente prende una cosa. Un primo, un
dolce... Questo
locale è molto vecchio, quindi molto conosciuto. C'è gente che viene qui anche da
fuori Bologna. Quanti
coperti fate in un giorno? È
diverso da giorno a giorno, ma direi circa 120-150. I posti a sedere sono 50, ma
si gira diverse volte. Siamo aperti anche fino all'una, fino alle tre di
mattina. ... una
volta c'erano proprio dei frequentatori strani! C'era un falegname zoppo, che
era diventato zoppo per via di una scommessa. Aveva scommesso che in via
Broccaindosso sarebbe riuscito a saltare da una finestra all'altra. Ci scagliò
e finì in mezzo alla strada! C'erano dei personaggi... Quelli che prendevano un
bicchiere di vino, che costava 100 lire, e ogni volta cercavano di dare la
moneta falsa! Ma era un gioco, capisci? C'erano personaggi strepitosi!
Adesso
non è più così. Mi diverto sì, mi divertono lo stesso, ma è più una
routine. Però
rimane ugualmente il mito di Vito! Si c'è.
C'è perché è costruito negli anni. Perché c'è anche la capacità da parte
nostra di non "cadere nelle tentazioni" di cambiare, di
ammodernare. Noi abbiamo la fortuna di avere un locale che funziona,
perché dobbiamo snaturarlo? Perché cercare qualcosa di diverso? Se le persone
mi chiedono le tagliatelle, perché devo fare gli spaghettini ai broccoli?
Si, c'è un tentativo di salvaguardia della tradizione, nel nostro
piccolo. Il ragù fatto in una certa maniera,... la polpettina, che magari non
va più di moda però qualche volta la gente te la chiede, ... la trippa, ecc.
Sicuramente cerchiamo anche di mantenere un po' le tradizioni, nonostante la
grande moda dei ristoranti etnici o di quelli più fighetti. Ormai in tantissimi
ristoranti non trovi più niente della nostra tradizione. Va in un locale
straordinario, dove ti danno "straccettini con la rucola, il parmigiano,
..." . A Bologna gli straccettini con la rucola non si sono mai mangiati!
Però se poi chiedi delle lasagne, non ci sono!
Per me è un po' assurdo. Se devo gestire un locale così, allora vado a
Milano dove ho molto più bacino d'utenza!
Ok, ma
parlami ancora un po' di questo mito di Vito legato alla presenza dei cantanti! Ah, sì!
È vero. È vero adesso, ed era molto più vero prima. Forse stasera, se torni
più tardi, viene qui Guccini. Lui adesso vive molto in montagna, ma quando è a
Bologna, è implacabilmente qua! A
volte trovi Dalla, o altri di passaggio. Come ti
dicevo, sempre a seguito di quella crisi della stampa, intorno gli anni 74- 75,
venivano qui moltissimi giornalisti. Dopo di loro cominciò a venire qui Guccini,
che aveva già provato all'osteria delle Dame, poi alla Buca delle Campane, ecc.
sempre alla ricerca di un posto dove fosse possibile stare anche senza
consumare. Sai all'epoca tutti questi artisti non erano poi così abbienti come
siamo abituati all'idea di oggi. Era gente con dei problemi! Questa trattoria
consentiva anche questo tipo di situazione: c'erano persone che passavano di
qua, e non prendevano nulla! Questo
è un posto in cui se uno vuole prendere anche solo un dolce, non è discriminato
rispetto a uno che mangia. Insomma era un posto che dava anche molta libertà
economica. Tanti non avevano una lira, ma ci stavano lo stesso. E questo era
molto importante. Comunque
la fama relativamente ai cantanti è più recente. Tra gli anni 80-90. Dalla
veniva qui tutte le sere, nei suoi periodi migliori. Adesso
quando viene è sempre in modo molto frenetico, fuori orario. Vive poco a
Bologna, gira sempre. Vent'anni
fa, quando nacque la figlia di Guccini, facemmo una tavolata enorme, fu una
grande festa. Ad un certo punto arrivò dentro Benigni, che non era ancora
quello di Pinocchio! Era uno sconosciuto, che cominciava a fare qualche
programma in tivù. Era una persona molto simpatica. Insomma, quando la gente
passava da Bologna, veniva qua, sapendo che ne avrebbe incontrata altra. Quelli
del mondo della musica sono passati tutti. Poi abbiamo qui vicino il teatro
Dehon, e quindi siamo un po' le loro retrovie. Passano tantissimi attori.
Finiscono lo spettacolo, e vengono a mangiare qua! Il bello
di questo locale è che ci trovi davvero di tutto. Tutti messi insieme, e
convivono perfettamente! Non è il locale "perbene", dove si fa bella
figura a portare la gente per lavoro. Però è un locale dove mangi delle
tagliatelle vere, .. e le paghi un prezzo vero. Raccontami
qualche aneddoto, tra i tanti che potresti raccontare! Ci sono
delle cose meravigliose! Ricordo una famiglia di grassissimi. Padre, madre,
figlio: tutti enormi! Avevano un cane, ... che naturalmente era grassissimo! Un
coker di dimensioni spropositate. Sai all'epoca si poteva entrare anche con i
cani, mentre adesso sembra che portino tante malattie... sorvoliamo su questo!
Venivano con questo cane e una sera chiesero tre piatti di tortelloni al
pomodoro e un maccherone con molto ragù. Noi facciamo i tre piatti, poi
prendiamo una scodella tutta rotta e ci mettiamo dentro tutti i tipi di
maccheroni rimasti, penne, gobetti, ecc. tutto quello che trovammo, con
un'esagerazione. Grande rimescolo, e si prepara la zuppa del cane. Gli portiamo
queste cose e poi andiamo via. Dopo un po' il padre mi chiama e dice
"scusi, ma cos'è questo, il capriccio dello chef?"
... stava mangiando tutti i maccheroni al ragù, e al cane avevano dato i
tortelloni al pomodoro! Insomma
capitavano cose geniali! Tra
questi tavoli c'era un po' di tutto. Si stava aperti fino a tardi, e quando
finivano di stampare i quotidiani, i giornalisti venivano qua ed era molto
divertente! Molti di loro, con gli orari che facevano, avevano le famiglie
distrutte ed erano tutti rovinati! Adesso un
certo giro di giornalisti c'è sempre, ma è tutta un'altra cosa. È un lavoro
come gli altri. Quando staccano, vanno a casa loro. La città
si è appiattita molto. Secondo me anni fa ognuno era un personaggio. Oggi vedo
tutti piuttosto omologati. I personaggi "della notte" sono ridotti a
qualcosa che mi sembra Jurassik Parc, son tutti dinosauri! Hai
nostalgia quindi di Bologna com'era? Assolutamente!
E non è perché io sto diventando vecchio, è che è proprio tutto
diverso. I clienti sono esigenti. Una volta il clima familiare, adesso è
un'attività commerciale. Prima si poteva essere amici, adesso hanno meno tempo,
e sono clienti. Adesso quando è un tavolo numeroso, è per 6-8 persone. Una
volta facevi tavoli da 40! Mi
parli della Cirenaica come l'hai conosciuta da piccolo? Oh, la
Cirenaica... era uno splendore! Un
posto povero, ma non poverissimo. Quando avevo sette-otto anni si giocava nei
cortili, e la madre di uno era madre di tutti. Era un posto di grande umanità.
Qui dietro c'era un deposito di ferro, dall'altra parte c'era una tipografia,
una cartiera molto grande, c'erano due o tre tornerie, c'era un piegalamiere,
c'erano molti artigiani... tutta un'attività, un formicaio! Venivano qui
portandosi il tegamino preparato dalla moglie, prendevano il vino, e tu gli davi
proprio l'assistenza! Le cose che gli mancavano. La
Cirenaica, come tutta la città, ha perso molta identità, non so per quale
mania. I nostri genitori ci hanno insegnato che non andava bene parlare in
dialetto,... abbiamo perso la connotazione. Il dialetto non lo parla più
nessuno. Una volta
se andavi dal vetraio, trovavi il biglietto con scritto "torno
subito". Allora andavi all'osteria e lo trovavi! Con grande calma, si parlava del vetro, gli lasciavi le
misure,... e lui ti diceva "torna domani!". Tutto con grande calma.
Funzionava tutto molto lentamente, è molto bene. Non c'erano automobili, si
girava a piedi. La tivù era appannaggio di pochissimi. In questo quartiere
c'era signor Fiorentini, il macellaio di via Bentivogli, che aveva la
televisione. Allora la sera del "Lascia o raddoppia", che mi pare
fosse giovedì, noi ci ritrovavamo in 130 persone a casa di Fiorentini a
guardare la tivù! E questa era per lui una cosa molto prestigiosa. Era una
persona semplice, con una casa semplice, riceveva a casa sua 100 persone!
Lui aveva la figlia impiegata, che era una cosa incredibilmente borghese,
e aveva la televisione! Tutto
questo faceva la differenza rispetto ad adesso. Lo spettacolo in realtà, lo
facevamo noi! Tante volte qui arrivavano persone chi con un violino, chi
con un mandolino, e si mettevano a suonare. La gente in casa si rompeva le
palle, e veniva giù! Si beveva un
caffè... i consumi erano poverissimi. Già,
eppure mi viene sempre in mente il solito proverbio "si stava meglio quando
si stava peggio". Si, anche
perché qui avevamo il "duplex"! Due famiglie avevano una linea telefonica, e anche il
telefono una volta era un attrezzo per grandi avvenimenti. Se uno stava male,
c'era il telefono, si poteva chiamare il dottore. Fare una telefonata... ci
voleva una motivazione molto forte! Non si faceva una telefonata per salutare
una persona. Se qualcuno ne aveva bisogno, veniva qua, dava 50 lire, e
telefonava, perché in casa non ce l'aveva. Era un altro mondo, e questa
trattoria è nata e si è sviluppata in quel contesto. Un contesto di forte
umanità, che per quanto l'abbiamo persa... non l'abbiamo persa del tutto! E
parlami di tutta quella gente che ora è famosa, ma che quando veniva qua... ... non
era famosa! C'era Luca Carboni che vendeva le scarpe in un negozio, e veniva qua
a suonare... qui era un posto dove la gente a volte incontrava qualcuno del
mestiere, e trovava un ingaggio, tutto a livello estremamente povero!
Avevamo un rapporto molto tranquillo, e così è rimasto anche adesso.
Anche con il cambio generazionale, perché ci sono anche attori giovani. Quanto
ha dato a te come persona, il fatto di gestire questo locale? Tutto.
Tutto! Io sono un collezionista d'arte. Ho cose anche molto importanti, di arte
contemporanea. Devo tutto agli incontri che ho fatto qua. Poi mi sono andato a
documentare, ma è stato secondario. E
secondo te ha inciso per le persone il fatto di ritrovarsi qua? Ma per
l'amor di Dio! Perché?
Come fai a dirlo?! Il fatto comunque di potersi trovare, di avere un luogo
d'incontro, era molto importante per tanti di loro. Potevano incontrare persone,
canali... In questo
senso sì. Se chiudessi questa attività, certamente ne risentirebbero molte
persone che qui hanno delle certezze di incontro. Quindi?
Hai anche dato! Beh, sì,
in questo senso sì. Ho dato molto. Quantomeno ho dato contenitore, il contenuto
l'hanno portato loro. Al di là delle cotolette e delle tagliatelle, sicuramente
ha dato il contenitore, che è la cosa più importante. Io sono
contento, a me questo locale ha dato tutto. Hai
degli eredi? No! Lo
lascerò ai dipendenti... ma spero di restare qui ancora lungo e poi... c'è chi
spera di morire con un falafel in mano... io spero di morire con due piatti di
tagliatelle! Il
concetto di pensione, è qualcosa che proprio non mi appartiene!
©SilviaMontevecchi
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