24 agosto 2003 La violenza e' ricominciata. Botta e risposta, come sempre, da anni. C'e' sempre chi pensa che la violenza possa risolvere le cose. Incredibile, ma è così. Persino da noi, se pensiamo all'omicidio di Marco Biagi, che e' forse l'episodio grave piu' recente della lotta armata in Italia. Pochi giorni fa, e nello stesso giorno, come se ci fosse una regia superiore, una bomba ha fatto saltare in aria il palazzo delle Nazioni Unite a Badgad, e un ragazzo palestinese ha fatto saltare un autobus pieno di israeliani, a Gerusalemme. Il primo episodio mi ha colpito molto, perché in qualche modo le persone di quel palazzo le sento come colleghi. Gente che come me lavora nel campo degli aiuti umanitari, e nei palazzi dell'Onu ci sono entrata tante volte, a Nairobi (e' immenso), a Freetown,... a Bujumbura ci lavoravo, quando ero all'Unicef. E' davvero difficile capire o anche solo supporre la logica che sta dietro a un attentato del genere. Quello di Gerusalemme, purtroppo, e' uno dei tanti. Non ci ha colpito la sua "novità" come il precedente. Colpisce sempre la tragedia. Da entrambe le parti. Tanto sangue versato, innocente. Per niente. Perché non servirà a niente. La violenza genera solo altro odio. Le ripercussioni israeliane sono ricominciate subito, e così di nuovo, altri innocenti ci vanno di mezzo. Gente che nella lotta armata non ci crede, non ne fa parte, non la vorrebbe. Non se ne vede la fine. Forse non c'e'. E entrambi questi popoli sono destinati a soffrire all'infinito. Un caro saluto, triste. Silvia
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© Silvia Montevecchi