Giugno 2005. Ritorno dal Ciad. Ebbene sì, eccomi ormai a casa, in una Bologna solare e accogliente. Con le ciliege che adoro, e persino la rassegna del cinema dal Festival di Cannes. Tornata come al solito accacciaccata, perché ormai sembra un appuntamento regolare: ad ogni fine contratto, la malaria. Ormai la 3a. Speravo proprio di evitarla... E mi ha alquanto debilitata. Sarà stata anche la tristezza dei saluti, l'impressione di dover dire degli addii per sempre, ... il fisico è andato giù, sprofondato laddove non ci sono più barriere immunitarie, né puntelli per sostenersi, lasciato andare ai lutti, ... Prima o poi si riprenderà, ma ogni volta è dura, e certo...sento l'avanzare dell'età! Certe cose fanno male, sempre più male, con la vecchiaia che incalza! I miei amici attori ciadiani-burkinabé hanno avuto una bella notizia: saranno a recitare a Parigi in luglio, alla Comedie Française. E io sarò a vederli, e come al solito a filmarli. Naturalmente diventano pazzi per avere il visto, perché l'Europa-fortezza può invadere il mondo, ma guai a chi tentasse di invadere lei! Il Ciad, con il beneplacito della Francia, ha visto (il 6 giugno scorso) il referendum per cambiare la costituzione, così ora l'attuale presidente potrà ripresentarsi alle votazioni senza limiti... Ma se i ciadiani cercano di cambiare la loro vita, no, questo non è possibile. Siamo sempre noi, noi dell'Europa-fortezza, che ci arroghiamo il diritto di decidere della vita degli altri. Noi possiamo avere il visto e fare i turisti ovunque, gli altri no. Loro, quelli che vivono in baracche fatiscenti, che più avrebbero bisogno di girare il mondo e conoscere altro, no. Non possono andare da nessuna parte, a meno di non avere delle "lettere di invito", di qualcuno che li "prende in carico", perché altrimenti chissà cosa combinano, i disperati della terra, vengono qui da noi... e poi non ce li togliamo più! Già, chissà quante volte lo pensano loro, di tutti i francesi e gli americani che con i loro soldi e la loro arroganza se ne vanno ovunque, e ci restano mesi, con armi e bagagli, e magari si sentono anche "indispensabili allo sviluppo del paese". Ora mi prendo un bel periodo di riposo, anzi per ora sono ancora convalescente, con mal di gola e di orecchie, a prendere antibiotici ed erbette varie. Poi spero che ci sarà una bella estate, e poi... si vedrà. La ruota continua, con tutte le sue sorprese. E ogni volta, con degli amici in più, che anche se sono lontani, sono sempre nel mio cuore. Tornerò in Ciad prima o poi, ma come libera viaggiatrice, a rivedere le persone cui voglio bene, il piccolo Ngomimadji di Bekamba, padre Corti, i maestri con cui ho lavorato, la famiglia di Emmanuel a Ndjamena, la mia terra a Etena ed il piccolo Pascal, e quei meravigliosi alberi, immensi, che ci vogliono almeno 3 foto una sull'altra, per riprenderli al completo! Un abbraccio, Silvia
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